Hai già avuto modo di degustarne qualcuno? Immagino proprio di sì visto che il novello tradizione vuole sia immesso sul mercato non prima del 6 di novembre e se ne consiglia il consumo entro i sei mesi successivi.
Nato per chi proprio non poteva aspettare, il vino novello si ottiene seguendo il metodo della macerazione carbonica e si distingue per molte ragioni dal vino più comune che viene sottoposto al processo di invecchiamento necessario prima di essere immesso sul mercato.
Non possiede solo caratteristiche olfattive diverse rispetto al vino invecchiato, ma è proprio questo particolare tipo di produzione che gli regala un colore intenso e vivido, con tonalità porpora che invitano a tirar fuori i bicchieri migliori. Il gusto inoltre è fresco e tutti gli aromi sono pieni e facilmente riconoscibili.
Nello specifico per dar vita a un buon vino novello è necessario mettere i grappoli dell’uva intatti dentro ad un più o meno grande serbatoio. Dovranno riposare per qualche ora e in alcuni casi per dei giorni. E’ importante che il serbatoio sia ermetico e saturo di anidride carbonica. Sono queste attenzioni che fanno scattare la fermentazione alcolica intracellulare: zucchero e acido malico si trasformeranno infine in alcool etilico. Importante inoltre il progressivo e lento schiacciamento dell’uva: il peso dei grappoli e l’indebolimento della buccia consentiranno la liberazione progressiva del liquido nel serbatoio chiuso ermeticamente per la nascita di un novello a cinque stelle.
Solo al termine della fermentazione il procedimento si concluderà con la pigiatura dell’uva e con il totale rilascio del residuo zuccherino.
Se hai un buon novello in dispensa e non sai come e quando consumarlo il consiglio è di abbinarlo a delle gustose castagne, meglio se davanti alla fiamma del caminetto.
Commenta